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STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI
  Ma torniamo all’istoria. In questo mentre l’isola di Candia, paese di conquista veneziana, e dove i Veneti tenevano numerose colonie, stanca della straniera dominazione, provossi a scuotere il giogo, e diede certo un bel da fare alla república che la voleva tener sottomessa.
  Esigevano gl’ isolani fosse loro accordato il privilegio di poter contare venti savii che li rappresentassero nel Grande Consiglio, e ne difendessero i trascurati interessi. E questo tratto di civile sapienza, di cui, non ha guari, tanto si onorarono Pio ix e Federico Guglielmo, spintivi l’un dall’amore e l’altro dalla necessità, non si è voluto intendere allora dal governo veneto, il quale, con brutale tracotanza, ebbe anzi a rispondere — «Vi sono forse savii tra voi? » —
  Quando la miseria e l’oppressione dei popoli è giunta a certi estremi, ogni più lieve cosa basta a fornir loro occasione o pretesto di sollevarsi per tentare la sorte, e procurare di mettersi in circostanze migliori. Di solito però la causa che li determina a muoversi è il toccarli nella borsa.
  Volevano i Veneti imporre nuovo tributo a quei coloni, colla scusa di dover praticare qualche miglioria ad uno dei porli di Venezia. « Dovendo escavarsi per abbattimento delle sabbie marittime, uno dei porti di Venezia, credè giusto il governo che, avendo a soccombere al dispendio, non solo chi ne riceveva beneficio, ma le membra tutte della patria, e tali essendo quei sudditi, e la colonia in Candia, s’impose gravezza di quella somma, e con quel riparto che convenivano al caso e alle forze di ognuno. Ed i coloni e i Greci, sdegnando la imposta, pretendevano, con civile ingiustizia, che dovesse sottostarvi la sola città dominante«. — Così dice il Saudi ; ma noi, con sua buona