\92 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI realisti o republicani, e solo ricordiamo di essere tutti italiani. Ai republicani, dico: nostro è Vavvenire. Tutto quello che si è fatto e che si fa è provvisorio. Deciderà poi la Dieta italiana a Roma ». — 11 senso produtlo da cotesti grandiosi concetti è indescrivibile. La república di Venezia, venuta da Roma, non potrà rinunciare alla propria autonomia, che per ricongiungersi a Roma. Il suo diritto ¡storico dovrà cedere allora al supremo diritto della nazione italiana. Dopo il discorso di Manin, 127 deputati furono per l’immediata fusione; e sei votarono contro. Tra questi, che possono essere considerali come i panci elecli dell’ evangelio, fu il Tommaseo, il quale dichiarò che non credeva nè necessario, nè utile il rinnegare le proprie convinzioni, in ossequio del principio monarchico. 11 valentuomo è troppo esperto negli studii biblici, per aver dimenticato le tremende minaccie che, per bocca di Dio stesso, sono fatte agli Ebrei, quando stoltamente volevano eleggersi un re. I realisti, con una buona fede veramente non troppo esemplare, non sapendo come denigrare la fama intemerata, del republicano Manin, gridavano ch’egli era restio all’unione col Piemonte per superbia smodata e per tenacità di comando. Or bene, al 3 luglio l’assemblea, con entusiastica acclamazione, l’aveva di nuovo proclamato presidente del governo. Ma egli irremovibilmente rilìutossi, dicendo: — lo non dissimulo che fui, sono e resto republicano. In uno stato monarchico io posso essere dell’opposizione, ma non del governo: prego, dunque, i miei concittadini a non farmi far cosa contraria alle mie idee. —.