•118 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI dei primi, od entrarono trionfanti dalle porte, o, per far più presto, scalarono le mura, ed impadronironsi di quella città. Quindi, per tenerla in maggior soggezione, si fecero a disarmare i militi Veneziani, ad occupare i quartieri, ad impossessarsi del palazzo civico, a costringere, col coltello alla gola, il podestà a dimettersi dal suo officio, e ad invadere la Camera, il monte, il fondaco e le cancellerie. Onde, senza cercar altro, pare che questo fatto avrebbe potuto bastare per decidere tutti i popoli della Venezia ad insurgere colle armi contro i Francesi. Senza perder tempo, in Crema si creò un nuovo municipio, piantossi l’albero della libertà, gli si ballò intorno, si fecero grandi luminarie, appiccossi, con una fune al collo, il leone di San Marco; ed in tutto questo non comparirono che pochissimi gli uomini del paese; i piùsusurroni erano i soldati di Bonaparte, i quali, per tal modo, un po’ colla forza o un po’ coll’inganno, distrussero in Crema l’autorità sovrana della veneta república. E poi avevasi il coraggio d’andar gridando che i Francesi le erano buonissimi amici. Una volta guadagnate alla rivoluzione Brescia, Bergamo e Crema, importanti e doviziose città, i novatori si facevano sempre più numerosi e audaci. Ma il centro della rivolta era Brescia, i cui abitanti, tradizionalmente così fieri e bellicosi essendo avidi di libertà, e gelosi contro i veneti patrizii, o travolti dalla vertigine comune, come dice il Botta, erano ardentissimi fautori della rivoluzione. In altre parti di questa istoria, noi abbiamo già detto come vada distinta Brescia, fra le città lombarde, per ispirilo d’indipendenza e por odio allo straniero oppressore :