490 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI struttura politica più conveniente, più fraterna, più salda di paesi tanto congiunti da comuni patimenti, sentimenti e bisogni ». E poiché il governo provvisorio lombardo aveva assunto in faccia al paese ed all’Europa il savio e sacro impegno di non pensare ad uno stabile ordinamento politico finché non fosse tutta libera l’Italia, per non distogliere gli animi dall’unico pensiero della guerra, ben volentieri il governo veneto adottò il principio della guerra vinta. Tutti sanno, poi, come il faccendiere Gioberti non abbia esitato, proprio quando più ferveva la pugna, di accendere la sacrilega lotta degli opposti partiti, inducendo il re a mancare alla famosa parola del fratello e dell’amico, e costringendo il governo lombardo ad aprire gli infausti registri della fusione. E perchè Venezia non credette di poter scendere a tanto, il triste filosofo ebbe l’audacia di scagliarle contro, sul serio, parole che mettono ribrezzo ad ogni onest’ uomo. Ma quando, ad una ad una, tutte le provincie ebbero l inegata la loro madre antica per fundersi col Piemonte, il governo veneto, per non assumersi solo la tremenda risponsabilità di quel glorioso isolamento, convocò per il terzo giorno di luglio un’assemblea costituente, onde il popolo sovrano , col mezzo de’ suoi rappresentanti, decidesse formalmente se voleva persistere nel programma della guerra vinta, o se credesse meglio scegliere subito una forma stabile di governo; nel qual ultimo caso, se convenisse formare uno stalo indipendente, o sottomettersi al re di Piemonte. 11 29 giugno, alcuni intriganti e perfidi avventurieri provocarono una assai pericolosa dimostrazione albertina, onde la questione restò oltremodo pregiudicala. Come