CAPITOLO XV. 451 voglia pretteslo, haver beni stabili in alcuna giuridittione, et non solamente beni stabili, nè manco livelli o crediti de monte o altro danaro che renda fruito; in pena di perdita di nobiltà a chi sarà nobile; et della vita a chi non sarà nobile; ma ogni suo haver si debba ridur nel nostro Stalo nel termine di mesi sei. Se per qualche caso inopinato havessero alcun credito fuori del Stato, debbano farlo esiger et ridur nel Stato, et non potendo esigerlo, debba restarli occioso in maniera che non li renda frutto alcuno. 6° Sia commessa esatta custodia d’ogni prigione detento per nostra commission, non solo acciò non fugga, ma anco acciò non possa ricever o mandar avvisi fuora della carcere, et per oviar a questo pericolo, sia comandato al capitano del Consegio de’ Dieci, detto volgarmente capitan grande, che lui li debba de giorno in giorno somministrar la vivanda, secondo la condilion della persona, et che di mese in mese si faccia tassar dal nostro magistrato la spesa, acciò poi questa sia pagala della cassa del Consegio di Dieci. 7° Altra sorte di discorsi scandalosi si pressente uscire dalla bocca di molti nobili nostri, cioè dislintione di case vecchie, case nuove et case ducali, et alcuni non conienti di farne discorso, ardiscono anco farne distin-lione con la ballotta, volendo uno et non volendo un altro concorrente, non perchè quello sia in sua coscientia stimato più degno, ma perchè è della faltione di quello che dà il volo, cioè vecchio, nuovo o ducale; cose di pessima conseguenza l’una, perchè si viene a costituir l'attioni nella repubblica; l’altra perchè si premia l’indegno o si abbassa il meritevole; cosa infine che, se prendesse radice, potrebbe causare l’eslerminio della