CAPITOLO XVIII. 5G5 all’antica sudditanza, quando più benigni (empi fossero tornali e si fosse offerla propizia occasione. Al irò saggio ordinamento fu quello di far portare alla zecca gli effetti d’argento dei privali, pagandoli loro a pronti contanti, allo scopo di mellere, in tal modo, maggior copia di danaro in circolazione, e di rendere più agevole ai cittadini il concorrere alle pubbliche spese. — Il vecchio patrizio Paolo Barbo, benché da lungo tempo infermo, si fe’portare in sonalo, onde riconfortare colla calda sua parola, lo scoralo animo dei com-patriotli. Si arruolarono nuove milizie: armaronsi 50 galee; il pubblico tesoro largamente soccorso dalle private elargizioni. Si fecero costruire nuovi mulini, ammassare frumenti; e, per non avere in citta degli inutili consumatori, ne vennero espulsi lutti gli oziosi stranieri (1). Vennero, quindi, scavate cisterne; spurgati i canali, armali tulli i cittadini: revocala la legge che vietava l’abbordo a Venezia ai bastimenti stranieri carichi di vettovaglie. Massimiliano, intanto, occupò il Friuli; od i porli della Puglia, spontaneamente abbandonati dai Veneziani, vennero presi dal re Ferdinando, e, per tal modo, lo republica potè pensare più energicamente alla difesa della capitale e delle lagune. Quindi, spedì ambascia-lori da ogni parie, ad implorare la pace. —Allora, qualche raggio di fortuna cominciò a sorridere anche ai Veneti; e, benché i più ricchi cittadini di Treviso, con riprovevole sollecitudine, avesser cercalo di entrare nelle buone grazie del vincitore, la popolazione si mostrava lult’altro che sodisfalla. (1) S\ndt, lib. ix, cap. x, art. ì.