408 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI essergli nota per anco l’insurrezione di Brescia; e quanto a quella di Bergamo, constargli dai rapporti ricevuti che i soldati francesi non vi avevano avuto parte di sorta; essendo essa siala produlla dal mal umore degli abitanti, incoraggiati, forse, dall’esempio dei vicini Milanesi. Aggiunse però che, in seguilo alla nota spedila dal senato al ministro di Francia e ai loro reclami, avrebbe dato ordine, affinchè il comandante di Bergamo fosse giudicato e punito, quando risultasse dal processo aver egli in qualche modo cooperato all’insurrezione. 1 commissarii il ringraziarono per quelle parole piene di giustizia e di equità, ma gli fecero in pari tempo umilmente osservare che il castigo di un impiegalo, anche supponendo che avesse luogo, sarebbe solo uria riparazione del mal passato; mentre trattavasi, invece, di porre rimedio ad un male presente, e del più grave interesse per la república, col ristabilire la tranquillità in quelle due provincie. L’essenziale era, dunque, di conoscere i mezzi con cui pervenire a quello scopo; affinchè, quando il governo li avesse ordinati, non incontrassero opposizione da parte dei comandanti francesi, e non potessero esser presi come un pretesto per accusare la república d’aver violali i principii della neutralità. Al che vivamente rispose il generale: ebbene, quale sarebbe il vostro progetto? Ed essi non esitarono a rispondere che, essendo l’insurrezione opera di un piccolo numero d’individui, non secondali dalla maggioranza della popolazione, era lecito sperare che la sola apparenza della forza basterebbe a far rinsavire i cittadini traviali. Per il che, essendo i castelli di Bergamo e di Brescia occupati da truppe francesi, per evitare ogni