CAPITOLO IV. 85 L’ anno dopo adunque i Turchi comparvero di bel nuovo sul mare, sotto il comando di Lluzzalì. II veneto generalissimo Giacomo Foscarini non se ne stette ad aspettare che si facessero più vicini, ma mosso loro incontro, li raggiunse a Capo Malio, dove fu sollecito di presentar loro battaglia, che essi stimaron bene, per altro, di non accettare. Lo stesso avvenne di poi al ¡Vlatapan. E non poteva fare di più il Foscarini, perchè le forze degli alleati non erano ancor giunte a por--largii rinforzo. Ben sopravvenne più lardi Don Giovanni d’Austria con numerosa flotta e con truppe da sbarco; ma il di lui soccorso riesci allora intempestivo , non foss’ altro per la stagione di troppo in-noltrala. Bisognò dunque venire a trattative di pace, la quale fu poi conchiusa a Costantinopoli, il 15 marzo 1575. Per essa i Turchi conservarono il regno di Cipro, e restituirono quanto avevano occupato nell’Albania e nella Schiavonia (1). Oltreché i Veneziani aumentarono dai 500 ai 1,500 ducati l’annuo tibuto per l’isola di Zante, e si rassegnarono a pagare un’indennità di 300 mila ducati, sicché pareva, come osserva un arguto scrittore, che i Turchi e non i Veneziani avessero guadagnato la battaglia di Lepanto. Questa guerra disastrosa costò a Venezia una delle sue più belle colonie, e quel che è peggio destò negli animi la fatale convinzione che la república più non bastava a trattenere l’impeto delle mussulmane invasioni. E, come altre volte abbiam visto, quella gloriosa città (1) Qi A»r,i, — Otto giorni a Venezia.