400 STORIA DEI. CONSIGLIO DEI DIECI da li nei quartieri, e si poneva a discrezione dei rivoltosi. Allora il Mocenigo fuggiva, ed il popolo si faceva incontro ai fautori della republica francese, gridando libertà. E quando le apparve d’innanzi quel Pisani, che come abbiam vislo, era stato dagli inquisitori condannalo ai piombi, tutta la moltitudine proruppe in frenetiche imprecazioni contro la tirannide del Consiglio dei Dieci. Così in brev’ ora Brescia fu tolta al dominio della veneta republica. • A tali notizie, il senato, compreso da altissimo sgomento, moveva sommesse querele al ministro di Francia e scriveva al Quirini, perchè allrelanto facesse presso il Direttorio. Chiedeva se Venezia poteva ancora far conio sull’assistenza e la protezione di quella generosa nazione. Rispose il ministro che, dopo avere tante volte elusi i consigli e respinta l’alleanza della republica francese, era ben tardi il reclamarne l’appoggio. Aggiunse però che, se, da una parie, egli non poteva presumere che il suo governo volesse interporre -i suoi buoni officii in un dissenso insurto fra il popolo ed i nobili, dall'altra non dubitava che, se le persone saggie, le quali a lui si rivolgevano, avessero potuto, con prudenti riforme^ ristabilire la quiete nelle provincie, l’amicizia della Francia non avrebbe potuto mancare, onde il governo veneto potesse consolidare una costituzione adatta allo spirito dei tempi, e far rivivere la prosperila di cui godeva Venezia nei tempi in cui sapeva mantenersi neutrale, e vedeva la sua alleanza da ogni parte invocata. Così, con queste belle parole, il .ministro francese veniva destramente insinuando a Venezia la raccomandazione di cambiare forma di governo; e, per verità, non