STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI —CAP. XIV. 367 minimo indizio (1), e che coll’infeslare la città di uno sciame di spioni, riesciva ad incutere di se tanto terrore, che quando una famiglia vedevasi mancare un individuo, se poteva esservi sospetto che fosse caduto nelle mani dei Dieci, tremavasi perfino a cercarne conto; altrettanto era lieta e sfarzosa nei godimenti della vita materiale, nè lasciava sfuggir mai occasione per dare a cotesla sua vita, abitualmente gaia e sussurrona, uno straordinario apparato di festività. E non si dica esser questo un argomento per provare che i Veneziani fossero mollo contenti delle civili e politiche loro condizioni, mentre quella città non fu vista mai meno gaudente e ciarliera, nè anche per trovarsi sotto la più oppressiva e vergognosa dominazione straniera. No; è una questione di temperamento, come quella che ci fa trovar sempre garrulo il francese, anche in mezzo allo più gravi miserie, e taciturno il corso eziandio solto l’impressione delle più liete avventure. Nei giorni in cui ci troviamo con quest’istoria, i Veneziani ebbero agio di scordare le luttuose scene dei tanti tragici casi avvenuti nella loro città e far pompa degli (1) a Lesi trois Inquisiteurs ont un pouvoir si absolu, qu'ils peuvent faire noier ou étrangler le Doge même, sans la participation du Sénat, étant tous trois du même avis ; autrement il faut assembler les Dix. Ils ont dès gens gagez pour tenir registre de toutes les paroles et des toutes les actions des nobles et des citadins ; . et, au lieu de réprimer les délateurs par des supplices, ils les invitent par des récompenses «— Persino di queste enormità giunse a dire l’Amelot, nella pregiata sua Istoria del governo di Venezia, intorno agli Inquisitori di Stato. Nè queste sono le più gravi, nè egli è il solo ad asserirle. Solo ci fa meraviglia come non trovi giusto che. il governo Veneto, dovendo, o volendo far uso delle spie, dovesse poi anche pensare a pagarle. Chi è che pub rassegnarsi a cosi triste officio , se non in vista di quella turpe mercede ?