CAPITOLO XVII. 511 regneranno sempre le medesime cagioni, la diversi là degli animi Ira i Barbari e gli Italiani, la superbia dei Franzesi, l’odio col quale i principi perseguitano sempre le republiche; e .l’ambizione che hanno i più potenti, d’opprimere continuamente i meno potenti. E però, non solo non mrinvita l’acquisto di Cremona, anzi mi spaventa; perchè avrà tanto più occasione e stimoli a offenderci, e sarà tanto più concitato da’ Milanesi, che non potranno tollerare l’alienazione di Cremona da quel ducato; e la medesima cagione irriterà la nazione Tedesca e il rp dei Romani, perchè medesimamente Cremona e la Ghia-radadda è membro della giurisdizione dell’imperio. Non sarebbe almanco biasimala tanto la nostra ambizione, nè cercheremmo con nuovi acquisti farci ogni giorno nuovi inimici, e noi più sospetti a ciascuno. Per il che, bisognerà finalmente, o che noi diventiamo superiori a lutti, o che noi siamo battuti da tutti : e quale sia per succedere, è facile a considerare a chi non ha diletto d’ingannarsi da sè medésimo. La sapienza e la maturità di questo senato è stata conosciuta, predicata per tutta Italia, e per tutto il mondo; non vogliate macularla con sì temeraria e sì pericolosa deliberazione ; lasciarsi trasportare dagli sdegni contro all’ utilità propria è leggerezza : stimare più i pericoli piccoli, che i grandissimi, è imprudenza : le quali due cose, essendo alienissime dalla sapienza e gravità di questo senato, io non posso se non persuadermi, che la conclusione che si farà, sarà moderata e circospetta secondo la vostra consuetudine ». Ma, la smania di vendicarsi dello Sforza, e l’ambizione di accrescere i suoi possedimenti (1), e la spe- (l) Giustiniani^ Islor, di Venezia, Lib.