»26 STORIA DEL CONSÌGLIO DEI DIECI di fare un’odiosilà contro il doge suo avversario, non esitò di provocare dal gran Consiglio una deliberazione sopra un argomento affatto estraneo alla di lui competenza, cioè di esaminare la promission dogale, che vuol dire il giuramento del doge. 11 consiglio dei Dieci non lo secondò punto; ma egli, protestando sempre che avrebbe parlato senza passione e senza alcun risentimento per le sofferte ingiurie, volle proprio fare a suo modo. Parenti ed amici dei Comari accorsero in armi a questa tempestosa seduta. 11 doge parlò primiero con tanta moderazione, che seppe guadagnarsi tutti gli animi; protestò di essere eternamente sommesso ai supremi voleri della república, pronto anche a dimettersi dalla sua carica, quando ciò fosse tornato a vantaggio della patria. Zeno, allora, con brutal piglio l’interruppe, gridando : « oh povera liberili ! » dal che nacque un tale scompiglio che la seduta fu sciolta, ed il temerario interlocutore ebbe di grazia a fuggire, tutto cheto, alla sua casa. Ma gli inquisitori di stato credettero del loro dovere il condannarlo al bando. Non l’avesser mai fatto. 1 partigiani dello Zeno riuscirono a far credere mostruoso allo di dispotismo co-testo di vietare ad un membro del corpo sovrano di fare una proposizione per il bene del paese; e volevasi approfittare dell’ occasione per finirla una volta per sempre con coleslo consiglio dei Dieci, il quale aveva già tante volte fatto spargere lacrime di sangue ad intere generazioni per ingiuste sentenze, e commessi tanti allentati alla libertà cittadina. Eppure nessuno osò proporre che $’ avesse d’ un tratto a sciogliere una così