346
STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI
pendio, c gli inquisitori di stalo risposero col relegarne in un monastero il presidente. E ia stessa pena venne, poco stante, indilla eziandio ad un provedilore, a<l un savio di collegio, e persino ad un membro del Consiglio dei Dieci.
  Stanco di tali violenze, l’avogadore Angelo Qui rini, uomo, pei profondi ed appositi suoi studi, perfettamente edotto di tulli gli abusi di potere che potevansi rimproverare agli inquisitori di stalo, si diede finalmente ad investirlo e combatlcrlo in pieno Gran Consiglio.
  Ci voleva un bel coraggio, e l’ha scontato caro. Poiché, una bella mattina, è scomparso. Alcuni birri, d’ordine dell’inquisitore, toltolo dalla sua casa, il trasportarono nella cittadella di Verona. Esempio nuovo, trattandosi di un avogadore: ma non fu senza grave pericolo di quella autorità che s’era arrischiala di darlo.
  Cotest’atto parve a tutti uno strano abuso del potere, onde provocò un malcontento, un susurro universale. Volevasi, ad ogni costo, che l'inquisiture da cui era parlilo quell’ordine, non andasse inquinilo: e gli avversarli del Consiglio dei Dieci non mancarono di Irarre profitto dell’occasione, che sembrava tanto propizia, por rimettere in campo il partilo di finalmente e totalmente abolire l’esoso tribunale.
  Giunta l’epoca della solila rielezione dei membri di quel consiglio, nessuno dei candidali proposti riesci ad ollenere la voluta maggio!ità dei suffragi. Precisamente come ai tempi del senator ¡Nani. 1 moderati, come noi li qualificheremmo oggidì, i sempiterni propugnatori dello slatu-quo, coloro che ad ogni più piccola innovazione politica o civile, si arretrano esterrefatti, come