104 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI Ed a Venezia, di cui tanto si compiaceva la poetica anima del cantore di Laura, egli esercitò grandissima influenza, ed era riverito ed ossequialo da ogni ordine di persone; per modo che in un decreto della república venne fin scritto che la di lui fama era immensa per tutto il mondo, e che, a memoria d’uomini, non era mai stato fra i cristiani un filosofo ed un poeta che gli potesse stare in confronto. L’ospite illustre restò compreso delle tante dimostrazioni di affetto e di stima largitegli da quella potente república, e nel gentile animo suo sentì nascere tosto il bisogno della riconoscenza. Preziosa suppellettile di buoni e non pochi libri possedeva il Petrarca, il quale aveva in essi riposta ogni sua maggiore dovizia; suppellettile da lui raccolta a costo di tante fatiche e di tanto oro, mentre non risparmiava, se n’era d’ uopo, di fare lunghi viaggi per andar in cerca di un’opera. Ebbene, egli delerminossi a cedere questi libri a vantaggio della república; e non è certo senza interesse il vedere quali condizioni abbia posto il Petrarca nella lettera con cui ha accompagnalo un tal dono. — Che i suoi libri non potessero esser venduti o dispersi in nessuna maniera; si riponessero in luogo sicuro dalla pioggia e dal fuoco, perchè vi fossero conservali in perpetuo, a comodo e consolazione degli studiosi. E ciò nella speranza che qualche altro cittadino amante della sua patria, o qualche illustre straniero ne seguisse l’esempio, onde potesse in breve quella biblioteca divenire copiosa e distinta al pari delle antiche; pago egli solíanlo d’avervi dato principio. Solo, in ricambio dell’ingente suo dono, ei cercava una non grande ma modesta