CAPITOLO II.
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il corso in tutto lo Stato, dovette comperare più di cinquecentomila scudi in tanti quattrini falsi (1).
  Molto più benigni erano i Dieci per tutto ciò che riguardasse il costume: e nel corso di questa istoria ne troveremo delle prove evidentissime, l’are che essi, smaniosi di far apparire l’immancabile efficacia dei loro giudizi, non volessero reprimere con soverchio rigore delitti provenienti dall’umana fralezza. E fra le massime di questo Consiglio c’ era pur quella di non castigare mai indarno.
  Se non che, una simile indulgenza noi la vediamo, pur troppo, in tutti i governi dispotici, i quali in fatto di publica moralità non si danno gran briga, avendo ben altri principii da combattere, senza pigliarsi fastidio degli altrui peccati. Anzi, se pur talvolta ci pensano, è per fomentare la corruzione, conscii come sono che i vizi riescono il più eccellente narcotico contro la febbre dei generosi propositi, dei quali essi hanno ben ragione d’avere tanta paura (2).
  (1)	Era una moneta del valore di quattro danari. — V. I’Amelot.
  (2)	Giovi conoscere in proposito il seguente fatto. Or non ha guari, in una città della penisola un giovinetto, educato a nobili sensi, afiidava al tipografo alcuni poetici esperimenti. Eran queste le sue prime armi nel campo della letteratura, per cui, inesperto affatto delle cose di censura, non se ne pigliò gran briga, lasciando che a tutto provvedesse l’editore. Credereste? Quando le sue liriche furono stampate, trovò, fra altri innu-pierevoli sconci, che dove egli aveva detto:
              .....o figli d’Italia,
                      Surgete e cantate di patria l’amor.
era stata sostituita questa moralissima raccomandazione:
.....o in Cristo credenti,
                      Cantate la pace, cantate l'amor.