52 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI di vedere amici e consanguinei far onta ad ogni più onesto sentimento per paura di non cadere in sospetto di complicità. A tanto può spingere il soverchio rigore d’una legge! Sollo il vigile sguardo dei Dieci cadevano pure le azioni di quanti coprivano cariche all’ estero per conto della república; contro i quali era lecito a chicchessia il movere aperto lamento. E senza ciò, ben pensava il Consiglio a farne diligentemente esplorare i più piccoli passi. Capitani e proveditori generali del mare, podestà e governatori, erano tenuti ad una rigorosa responsabilità verso il Consiglio, dinanzi al quale il loro orgoglio veniva cerio umilialo, ed il castigo era inevitabile quando avessero ecceduto i limit,i del loro potere. E non si faceva distinzione di persona, nè. distinzione di pena. Nessuno poteva tenersi sicuro del bando, del carcere, e persino della morte, fosse pure un generale d’armata, e consistesse il suo delitto nel non avere condotto una battaglia ad esito fortunato. Poiché la severità dei Dieci arrivava a punire anco i peccati di omissione; e bisognava che fosse ben evidente l’innocenza di un galantuomo per riescire a passarsela liscia, una volta capitato nelle loro mani. E non mancarono i padri i quali dovettero sottoscrivere alla condanna di morte dei proprii figli, senza aver forse in cuore la stoica e magnanima fermezza dei Bruti. Contro i falsi monetari procedeva il Consiglio senza remissione. Questo rigore, del resto, era e venne in seguito ancor più pienamente giustificato da ciò .che parecchi spiantati principotli d’Italia ne hanno fatto solenne abuso per provedere ai loro debili a spese della república veneta ; la quale, quando fu decisa di arrestarne