CAPITOLO XI. 347 alla minaccia di un publico disastro, temendo che, colla completa soppressione dei Dicci avesse a crollare Io stalo, si affrettarono di proporre, si eleggesse semplicemente una commissione, perchè studiasse i miglioramenti, le riforme di cui l'eccelso Consiglio dei Dieci e gl’inquisitori di stalo fossero tuttora suscettibili. Bisognò sudar mollo innanzi che tale proposta venisse adottala. Ma più ancora coslò di fatica la elezione dei nuovi decemviri. Al posto dei nomi, trovavansi ogni giorno, sulle schede riposte nell'urna, molli satirici e minacciosi, poiché si voleva l’immedialo richiamo del Quii-ini, ed esigevasi che i futuri magistrali si contenessero in modo assai diverso e meno dispotico degli antecedenti. intanto la commissione insliluita per sindacare i vizi organici, per dir così, e gli individuali, del Consiglio dei Dieci, onde suggerire gli opportuni provedimenli, andava così a rilento nelle sue indagini, che ben si scorgeva suo unico scopo essere quello di guadagnar tempo. Alla fine, dopo quattro lunghi mesi, invece di sottoporre al giudizio del senato il rapporto degli abusi e delle prevaricazioni trovale, si limitò a proporre seccamente, perchè scegliessero, questi tre diversi parlili: o la riconferma del tribunale nella sua integrila; o la sua totale abolizione; o l'adozione di alcune riforme. Che bel talenlo! Si incominciò la discussione coll’investire i commissari! perchè avessero oltrepassalo i limili del loro mandalo. Quindi, le Ire surriferite proposte vennero di bel nuovo suddivise, poiché taluni erano di parere che gli inquisitori non avessero facollà di condannare i membri dell'ordine equestre, senza nemmanco render conio del loro giudicio: altri esigevano persino che agli inquisitori