CAPITOLO XVII. 531 accidenti e dal tempo. Di poi, quando bene il fare questa Unione non fosse utile per il re di Francia, non siamo però sicuri che egli non l’abbia a fare. Non sappiamo noi quanto, ora la paura, ora la cupidità accie-cano gli uomini? Non conosciamo noi la natura dei Fran-zesi, leggieri a imprese nuove, e che non hanno mai la speranza minore del desiderio? Non ci sono noti i conforti e le offerte bastanti ad accendere ogni animo quieto, con le quali è stimolalo contro a noi dai Milanesi, dal papa, dai Fiorentini, dal duca di Ferrara, e dal marchese di Mantova? — Gli uomini non sono tutti savii, anzi, sono pochissimi i savii, e chi ha a fare pronostico delle deliberazioni di altri, debbe, non si volendo ingannare, avere in considerazione, non tanto quello che verisi-milmente farebbe un savio, quanto quale sia il cervello e la natura di chi ha a deliberare. Però chi vuole giudicare quello che farà il re di Francia, non avvertirà tanto a quello che sarebbe officio della prudenza, quanto che i Franzesi sono inquieti è leggieri, e soliti a procedere spesso più con caldezza che con consiglio considererà quali siano le nature dei principi grandi, che non sono simili alle nostre , nè resistono sì facilmente agli appetiti loro (1), come fanno gli uomini privati, perchè assuefatti a essere adorati nei regni suoi, e intesi e ubbiditi a cenni, non solo sono allievi e insolenti, ma non possono tollerare di ottenere quello che gli pare giusto, e giusto pare ciò che desiderano, persuadendosi di potere spiahare, con una parola, tutti gli impedimenti e superare la natura delle cose; anzi si recano a (1) Preghiamo il lettore di porgere attenta considerazione a questo giudizio dato, giada da quasi tre secoli c mezzo, da un tanto valentuomo. Il lupo cangia il pelo ma non il vizio, dice un volgare proverbiò.