120 STORIA DEI. CONSIGLIO DEI DIECI riconoscendo la giustizia della nostra causa, essa ci fornisca i mezzi , e ci confermi nella volontà di conservare l’obbedienza alla santa sede apostolica, alla quale noi e tutta la nostra republica, seguendo l’esempio dei nostri predecessori, siamo stali e saremo sempre interamente devoti. Dal nostro palazzo dogale, il 6 maggio 1606. « Sott. Giacomo Girard secretano » Ed il nuncio del papa vide una sì esplicita prolesta affissa sulla porta della chiesa di S. Francesco alla Vigne, vicinissima al suo palazzo, proprio il giorno della sua udienza di congedo, cioè P8 di maggio. Il senato scrisse, quindi, una lettera ai rettori, consoli, ed altri capi di tutto lo stato veneto, per renderli edotti perfettamente della controversia insurta colla corte di Roma , e spiegar loro le ragioni della propria condona. Disse, come già da qualche secolo vigesse nello Stato una legge per la quale era vietato il vendere beni immobili ed ecclesiastici; poiché, non essendovi più speranza che quanto capita loro una volta tra le mani sei lascino sfuggire mai più , ne avveniva che essi, a poco a poco , sarebbersi impadronito di quasi tutti i beni dello Stato, con gravissimo detrimento degli onesti cittadini. Tanto è ciò vero, che in molti luoghi soggetti al veneto dominio, dove gli ecclesiastici avevan sapulo meglio abusare della semplicità e buona fede degli abitanti, essi eran già padroni di un quarto, per non dire di un terzo, di tutti gli stabili. Il senato aveva dunque stimalo opportuno di estendere eziandio a questi luoghi il beneficio della legge già vigente nel ducato di Venezia ,