60 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI tata la sua neutralità. Così, invece di inimicarsi i principi cristiani, dissenzienti di Roma, il vendo senato seppe destramente approfittare dell’amicizia del Sultano per migliorare i suoi interessi mercantili nell’ Oriente. Con pari destrezza seppe evitare Venezia di prendere impegni con Carlo V per aiutarlo a difendersi contro i nemici dell’ impero, benché gli abbia fallo la più sontuosa accoglienza quando, nel 1553, passò di là per recarsi ad una nuova conferenza col pontefice, anche a rischio di metter per questo di mal umore Solimano. Eppure, malgrado lutti questi sforzi per mantenere la pace, più volte corse rischio la republica di gravemente comprometterla , e prima per certa giustizia troppo brusca, fatta ad alcuni legni turchi, che erano siali creduli di corsari; poi, pei dissidii tra l’imperatore e il re di trancia, i quali aspiravano entrambi al ducalo di Milano, rimasto vacante nel 1555, per la morte di Francesco Sforza, ed entrambi pretendenti al sussidio della republica. La quale era d’altra parte pressata dal Sultano a prender le armi contro Carlo V. In tali frangenti, come poteva essa dunque continuare a star neutrale ? Fu dunque necessario, per non esser colla all’ improvviso dagli eventi, di raddoppiare le armi; e quindi fece una leva di olio mila uomini per rinforzare le guarnigioni delle colonie, e portò la flotta a cento galee ; e per trovarne i denari necessari, non esitò quel governo a decretare nuove imposte, ed a creare nuove dignità per dodicimila ducali ciascuna. La flolla venne divisa in due parli , 1’ una sotto il comando del generalissimo Pesaro, che porlossi dinanzi a Corfù ; l’altra,