CAPITOLO XV1L 491 Se non che, essendosi saputo in Firenze che i Veneziani erano inclinali alla concordia, olire al Corboli, mandarono ambasciatori alla republica Guidantonio Vespucci e Bernardo Rucellaj, due dei più onorali cittadini di Firenze. 11 che non avevan fatto prima, e per non offendere il re Carlo, e perchè, trovandosi impotenti ad opprimere i Pisani, stimavano dover riescire inutili le preghiere disgiunte dalla forza e dalla riputazione. Ma, oramai che l’armi loro erano riescile vittoriose in campo, e di certo sapevasi che il duca di Milano s’era apertamente dichiarato contro ai Veneziani, si lusingavano di poter trovare la via ad un’ onèsta composizione. Per il che gli ambasciatori, onoratamente ricevuti dal Doge e dal collegio, senz’ambagi richieser loro che si astenessero dal difender Pisa, non avendo la republica Fiorentina dato loro mai alcun motivo di malcontento. E lanto più viva era in essi la lusinga di veder adempiuti quei desideri!, in quanto che, avendo il senato Veneziano goduto sempre fama di giustissimo, eran sicuri che non avrebbe voluto dipartirsi dai sentimenti di giustizia, solo per il loro danno. Al che rispose il Doge: non essere la republica di Venezia entrata alla difesa di Pisa, per desiderio di offender Firenze; ma perchè, avendo i Fiorentini soli in Italia seguilo la parie francese, lutti i potentati della lega furono indotti, per ciò solo, a promettere ai Pisani che li avrebbero aiutali a difendere la libertà; e che .se gli allri si dimenticavano della data parola, non voleva egli, contro al costume della sua repubblica, imitarli in cosa tanto indegna; ma che, se si fosse proposto un modo per conservare ai Pisani la libertà, avrebbe mostrato a tutto il mondo che, nè intemperata cupidigia, nè rispetto alcuno del proprio interesse, induceva i Veneziani a perseverare nella difesa di Pisa.