396 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI spiegazioni; ma nell’istesso giorno (10 luglio 1796) scriveva al ministro degli affari esteri a Parigi, come il governo veneto armasse le lagune al solo inlento di provocare nel popolo l’odio contro i Francesi. A Bonaparle, poi, leneva ancora un altro linguaggio; poiché, mentre affermava che la republica di Venezia crasi veramente mostrala mollo ostile alla rivoluzione francese, asseriva, eziandio, che in quel momento erano non meno sincere le sue proteste di neutralità e di buona amicizia verso la Francia, e che lealmente desiderava di finirla, una volla per sempre, cogli Austriaci, lanlo infensi a luna l’Italia. Per lo che, conchiudeva che quei deboli armamenti non potevano dar motivo di diffidenza della fedo veneziana. Ma Bonaparle non volle lasciarsene capacitare, ben contento, com’era, che una tale circostanza gli fornisse plausibile pretesto di apprestare a Venezia l’ultima ruina. Sceleralo disegno, la cui esecuzione venne, peraltro, differita d’alquanto, in grazia di una nuova inondazione di armi austriache in Italia. Le quali, però, giova qui il farlo osservare, non erano in quei tempi tanto abborrite da noi, come lo sono di presente; e perchè non era così vivo nei popoli il sentimento ed il bisogno della nazionalità; e perchè, siamo costretti nostro malgrado di confessarlo, nella seconda metà dello scorso secolo, le provincie italiane poste solto il regime di casa d’Auslria vivevano prospere e felici. I regni di Maria Teresa, di Giuseppe il, di Leopoldo lasciarono tutt’altro che sgradita memoria fra noi; poiché allora l’amministrazione delle cose nostre era affidala alle cure dei Beccaria, dei Verri, dei Carli, dei Neri e d’allri tali valentuomini.