490 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI « magnifica Comunità, volemmo far le coso più pacatamente e proporre la vostra domanda al Consiglio. Ora vi diciamo che, se pur vorrete esser sempre buoni e fedeli Italiani e non v’impacciar con quelli di là dei monti, Noi, con tutta la lega, vi terremo per nostri amici. Ben sapete che se Noi non eravamo, tutta Italia era occupata dai Francesi... Se non volete essere Italiani, Noi non possiamo prestar aiuto alcuno alle cose vostre. » Al che Pietro Corboli, con doloroso accento, rispose come i Fiorentini, per forza, avesser dovuto porgere favore ed aiuto al re di Francia; mentre, del resto, erano • sdegnatissimi contro di lui, che aveva fatto perder loro molte città e castella; onde si trovavan ora a peggior condizione che mai. Per il che si compiaccia la- Signoria di prestar loro sussidio, onde non perdano anche Pisa, che sarebbe l’ultima loro ruina. Beplicò il Doge: « se volete vivere in pace, togliete esempio da Noi. Nel 1452 il duca di Milano fu contento di far pace con Noi, per evitare di peggio; e mandò qui un suo legato autorizzato a cederne Bergamo e Cremona. Noi che desideravamo la pace davvero, ci siamo accontentali di Bergamo, che c’era stato offerto nelle prime trattative: e se avessimo voluto approfittarne, certo ne sarebbe toccata anche Cremona. —11 duca di Ferrara, per aver pace con Noi, si rassegnò a cederne il Polesine di Rovigo.—Voi dunque, o Fiorentini, se volete pace, siale buoni Italiani; non v impacciato con oltramontani e lasciate Pisa in libertà (1) ». Ognun vede che il Corboli non poteva partir sodisfatto di questa risposta. (1) Archivio Storici!, Voi. mi.