CAPITOLO 111. 50 stali in grande apprensione; ondo fecero presto le rc-publiche di Venezia e di Firenze a stringere una lega offensiva e difensiva col governo pontificio, a tutela e difesa dei reciproci interessi. Intanto, l’orizzonte italiano pareva volesse alcun poco rasserenarsi. Francesco 1 , ricuperala la libertà in forza di un trattalo clic durò ancor meno del solilo, si trovò in breve in condizione di poter stringere un nuovo patto coi tre Stati Italiani, unilisi in confederazione contro l’imperatore germanico, e così venne a rinunciare ad ogni pretensione sul ducalo di Milano clic sarebbe passalo sotto la signoria di Francesco Sforza. l’er tal modo la Lombardia sarebbe rimasta senza Francesi e senza Tedeschi, e Venezia liberala dal pericolo di vedersi vicini a una potenza straniera, minacciosa e soperchiatrice. Ma eran conli troppo belli, perchè potessero verificarsi, e non era da sperarsi, che Carlo V avesse a rimanersene pago così facilmente. La guerra era dunque inevitabile. La lega pensò tosto ad armarsi, e l’esercito veneziano, appena incominciate le ostilità, accorse per aiutare Francesco Sforza, assedialo nel castello di Milano, e ridotto a mal punto. In pari tempo si mossero anche le forze marittime, e cercarono le galee venele di riunirsi alle romane nel golfo della Toscana. Ma, nè le forze marittime, nè le terrestri bastarono alla vittoria, onde il castello di Milano fu preso dal nemico, e Francesco Sforza ebbe di grazia, con una capitolazione, a mettere in salvo la vita. Malgrado ciò, non può dirsi che mollo valore si trovasse nè manco nelle truppe imperiali, le quali anzi, mal pagate e mal nutrite, come