482 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI derio fu mai dalle Congregazioni centrali rappresentato al governo, il quale, par conseguenza, dovette credere che noi non avessimo nè desideri! nè bisogni, che noi fossimo perfettamente felici o pienamente contenti. Così il governo fu dal silenzio delle Congregazioni centrali indutto in errore; poiché è certo che noi non siamo nè felici nè conienti, che abbiamo molli veri bisogni e molli giusti desiderii. II silenzio delle Congregazioni centrali proviene dalla tema di far cosa che al governo riescisse sgradita. Ma questa tema è ingiusta e ingiuriosa allo stesso governo; poiché ingiusto ed ingiurioso è il supporre che il governo "abbia concesso a questo regno una rappresentanza nazionale da burla, che abbia ingannato ed inganni questo paese e l’Europa, facendo leggi che non vuole osservate, perseguitando e castigando coloro che intendono osservarle. E nostro debito rispettare il governo che ci regge, e chi lo rispetta deve credere che il governo ami vedere la verità, apprezzi chi gliela fa conoscere, e disapprovi chi gliela occulta. Egli è ornai tempo che le Congregazioni centrali di ciò si persuadano, dal, lungo sonno si destino, rompano il diuturno silenzio, mostrino, coll’opera, di non disconoscer l’importanza e la santità dell’ officio loro. Già la Congregazione lombarda si è destata e s’incammina sulla via del dovere. Un suo deputato fece atto di buon suddito e di buon cittadino, ad un tempo, presentando al protocollo di detta Congregazione lo scritto che qui unisco in copia, ove, notando il fatto innegabile del malcontento delle popolazioni, propose si nominasse una commissione che ne indicasse le cagioni, ne studiasse i rimedii, e riferisse. Se la mozione sarà, come