CAPITOLO XVI. 473 vi mandava dei cittadini già noti per la loro devozione, e li interessava al nuovo paese, concedendo loro la proprietà di molle terre. Un terzo dell'isola di Candia era stalo largito in dono ai Veneziani che vi avevan trasportalo il loro domicilio, ritraendone cosi questo triplice tornaconto — di tener sorvegliati e sommessi gl’indigeni; — d'interessare i coloni alla prosperità della metropoli; — e di preparare ai viaggiatori veneti una più cortese e fraterna ospitalità. Nel Pelopponeso vennero trasportate cinquanta famiglie d’artigiani, e le terre si ripartirono fra gli antichi e i nuovi abitatori. ¡Mirabile è pure la destrezza con cui seppero i Veneti impadronirsi degli affari persino presso gli Armeni, i quali andavano cosi famosi per il loro ingegno mercantile. A poco a poco seppero essi tornar loro così utili, che in breve divennero come necessarii. Vi ottennero quindi considerevoli privilegi, e, trasportatisi colà in gran numero, dieder mano a tulle le più lucrose professioni e ad ogni sorta d’industria. Dice il Daru che i Veneti, appunto con questa loro estrema attività, col prevenire, a dir così, e provedere a tulli i bisogni, riescivano a mantenere li altri popoli in una grassa ignoranza od in una voluttuosa infingardaggine, per divenire eglino stessi come un elemento indispensabile a tutte le nazioni. Anche i nomi delle vie in Venezia attestano come quella città, nei tempi del suo massimo splendore, fosse una grande olìicina; ed il numero degli uomini che le diverse corporazioni dei mestieri diedero armali nei pericoli della patria, prova l’immensa quantità di braccia in lai lavori occupale. Nel xv secolo, il solo arsenale di Venezia offriva lavoro a 16,000 operai ed a 56,000 uomini di mare, benché quella citlà non contasse più di 200,000 St. del Cons. dei Dieci — Voi. I. 60