358 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI albero genealogico, ci troveremo a dir popolo quella moltitudine che fornì le braccia per la battaglia di Legnano, e peggio che volgo i palimi raccoltisi nel 1814 a deliberare nel palazzo Marini sulle sorti di Lombardia (1). (1) In questo senso la parola volgo venne adoperata anche dal Gioberti in varii luoghi della nuova stupenda sua opera, per esempio là dove parla di una setta la quale «ha sempre contro di sè l’eletta degli ingegni e degli animi, e in favore la feccia, cioè, quella moltitudine di mediocri, d'inetti, d’imbecilli, di tristi e di vili, che meritano il nome di volgo a qualunque classe appartengano ». (Edizione di Capolago, voi. iii, a pag. 412 e 413). — Nè meno esplicitamente a pag. 263 del voi. iv , ove dice che quella medesima setta * fra le classi sociali ama l’infima e la somma, perchè i plebei ed i grandi, come faticanti o godenti che sono, si accordano a non pensare... odia la plebe che s’alza, ed il patriziato che scende..... onde fa ogni opera per mantenere nei plebei e nei nobili l’ignoranza, che li accomuna come volgo, per rimovere il sapere che li unirebbe come popolo. » = Il primo a mettere in campo, s’intende letterariamente parlando, quest’ arguta distinzione, fu il D.re Giovanni Rajbcrti nell’ aureo suo libro sul Volgo e la Medicina. — Chi avrebbe mai detto al Rajbcrti che il suo nome potesse essere citato vicino a quello del Gioberti? Eppure sta bene: mentre entrambi, i due valentuomini, si diedero a corpo perduto, con loro gravissimo rischio, a combattere due formidabili errori, l’uno risguardo alla vita fìsica, l’altro alla religiosa e civile ; per cui sono àmendue da considerarsi assai benemeriti dell’umanità, nella proporzione che comporta la gran distanza che corre fra i mali fisici ed i mali morali. — Entrambi, però nel campo rispettivo fecero della loro causa una questione di vita o di morte. — Ora, perchè il Rajberti non dà mano più spesso alla popolare sua penna, e piuttosto che svagare in argomenti di semplice letteratura, non rivolge la formidabile potenza della sua satira contro i tanti abusi del potere che ogni di più affliggono il suo misero paese? —Dopo la famosa sua diatriba, si può dire che l’omeopatia in Milano sia spenta, od almeno è divenuto un affare della più gelosa discrezione il tenerne parola cogli ultimi e più infelici suoi proseliti : volesse il Cielo che l’istessa cosa si potesse dire ben presto dei nemici dell’altro illustre campione !