193 STOMA DEL CONSIGLIO DEI DIECI col valor mio (1), è già possessore di venti città. — Per lui ho ricuperate Monza, Alessandria, Trezzo, Parma; per lui ho tolto al Malatesta Bergamo e Brescia; al Fonduta Cremona; e Piacenza a Filippo Arcelli; per lui costrinsi Reggio al tributo, e sottomisi Genova colle riviere (2). E tutto questo in men di due lustri.—Ed in compenso egli mi ha confiscato i beni (3), tolta la moglie ed i figli, e compro un avvelenatore per togliermi anche la vita. Vedete, dunque, qual sorta d’uomo egli sia. Datemi armi, lasciate che faccia causa comune con voi, e ben io penserò a punire l’ingrato, ed a provare la mia riconoscenza per questo paese ospitale, in cui mi è dato trovare una patria novella. — A ciò il vostro vantaggio, la necessità stessa vi spinge. A fondo io conosco le secrete pratiche, le intenzioni, i disegni di Filippo Maria; conosco i lati più deboli della potenza sua.— Firenze, anzi la Toscana, in un colla Romagna, con Lombardia e Genova, sono già preda del Visconti, od in prossimo pericolo di divenirlo; a che più attendere? — Che Filippo, ringagliardito con tutte le forze dell’ Italia soggiogata, assalti Verona, assalti Padova, e confini il nome e le bandiere di San Marco nelle antiche lagune? — Del resto, l’esperienza mia mi ha insegnato l’arte del saper obbedire, non men difficile, od almeno non meno importante di quella del saper comandare. Voi potrete ben trovare altri molti per fama e per valore più illustri ; ma di maggior fede verso il nome Veneziano, o di più acerbo odio contro i nemici, no sicuramente (4). » (1) Pietro Verri, Storia di Milano. (2) Ricotti, Storia delle Compugnie di Ventura. (3) Ammontavano alla rendita annua di quarantamila ducati. (4) Vedi Darò, Sismondi c Btlu.