398 STOIUA DEL CONSIGLIO DEI DIECI sciogliere i ledecommessi, che univano nelle famiglie la noncurante opulenza dei primogeniti, con la povertà, i’umiliazione, la forzala carriera dei cadetti e delle figlie. Si abolirono le mani morte; si rimisero nella loro contrattazione i loro sterminali beni; si alienarono i pascoli comunali ; si riordinarono le amministrazioni dei 'municipii ; si rivocò l’educazione publica a mani docili e animale dallo spirilo del secolo; si abolirono i vincoli del commercio, la schiavili! dei grani, quasi tutte le mele dei commestibili, e i regolamenti che inceppavano le arti. La subitanea apparizione delle novelle merci inglesi e francesi, risuscitò la vita industriale, intorpidita dalle proibizioni spagnuole. Si apersero strade; si soppressero barriere e pedaggi ; si ridussero a tre o quattro ore le disianze fra ci Uà e città, che prima si varcavano a forza di buoi e a misura di giornale. I basiioni solitarii e paurosi, dove si seppellivano i giustiziati, divennero ombrosi passeggi; si tolse il lezzo alle strade; e l’orrida abitazione dei cadaveri si rimosse dalle chiese; si sgombrarono dagli accessi dei santuario i mendicanti, ostentatori d’ulceri e mutilazioni; a poco a poco non si videro più nelle città piedi nudi o abili cenciosi. Si apersero teatri, ove le famiglie, inselvatichì le da selle generazioni, impararono a conoscersi, e guslarono le dolcezze del viver civile, della musica, della poesia. Regnò la tolleranza di lutti i culli; e si aperse ospile soggiorno agli stranieri che apportavano esempi di capacità e di intraprendenza. S’introdussero le scienze vive nella morta università; si fondarono academie di belle arti: rifiorì l’architettura; l’ornalo riprese greca eleganza; s’inalzarono osservatorii astronomici; si co-strusse la carta fondamentale del paese ; si apersero