CAPITOLO XII!. 365 più vulgari ; e si compiacciono di arruolarsi quai semplici soldati nella benedetta milizia della guardia civica, lasciando pure che le persone loro subalterne la facciano da capitano. Ed ijn paese che presenta tanta concordia in ogni ordine di persone, fa paura a qualsiasi più feroce nemico. Perchè dunque il governo veneto, dopo d’aver seminato la zizzania fra la plebe ed i nobili, accordando a questi ultimi degli straordinari privilegi, si è messo, a conculcarli ? Certo che. quando si pensa che tutto il mostruoso edificio della polizia veneta era rivolto, come viene asserito dai più attendibili scrittori, a tenere in freno i nobili onde impedire che quella república da aristocratica divenisse eziandio oligarchica, si potrà forse trovar qualche scusa per giustificar questa legge. —Ma, al sindacato di un’equa ragione, come si può legittimare un tanto rigore?— A che si riduce, ed a che serve la libertà in un paese, dove un galantuomo, per il solo delitto di esser nato nobile, ha da esser sottoposto all’insopportabile tirannia di non potere, non diciam scrivere, ma nè tampoco rispondere alle lettere de’suoi amici lontani se non nei termini imposti loro per iscritto dagli Inquisitori di Stalo? — Qual più tirannico governo è mai arrivato a tanto di voler persino detlar le lettere ai sudditi? — A tale confronto, ben poca cosa diventa l’indiscrezione di quegli offici postali che ti aprono le lettere prima di ricapitarle! — Si può far di peggio che voler imporre ai sudditi persino le parole e le idee? Astrazion fatta dall’idea di indipendenza, alla quale va ogni cosa sacrificata, bisogna pur convenire che i nostri antichi chiamassero libertà l’essere governati da