CAPITOLO XII. SOMMARIO Gli stadi istorici in Italia — Come il Tiepolo, il Giovini ed il Quadri confutino gli Statuti del Daru — Non vale la ragione delle molte copie. — Osservazioni intorno gli estratti trovatisi nel carteggio degli ambasciatori—L’uniformità della dicitura negli Statuti, scritti in epoche diverse e lontane — Non poteva una república tanto gelosa affidare cosi sterminato potere a tre soli individui — Essi avrebbero potuto opprimere i Dieci — Quanto sia detestabile il sistema della Polizia secreta — Le norme stabilite negli Statuti sono troppo abbor-rcnti dall’umana natura perchè siano possibili — A che riducevasi l’officio degli Inquisitori, di cui si ha memoria fino dal 1515 — Leggi che vietano ai capi dei Dieci ed agli Inquisitori di poter ricusare l’affidatogli incarico — Inquisitori contro i propalatori dei secreti — Quando fu dato loro il nome di Inquisitori di Stato— Una legge, emanata nel 1454 non può riferirsi ad una del 1507 — Spediente del Daru per togliere un tale anacronismo — I piombi — La posta delle lettere — La questione di Candia e di Cipro — Il diritto di accordare impunità ai delatori — Primo ministro di potenze estere residente in Venezia — L’esenzione dei dazi — Revisori sopra le scuole grandi — Da chi suppongosi veramente scritti gli Statuti — È inesplicabile come gli Statuti siano in dialetto veneziano, mentre a quei tempi, le deliberazioni del Maggior Consiglio e del Consiglio dei Dieci scrivevansi