58 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI Ma troppo manifestamente scorgevansi le avide mire di Carlo V su questa nostra Italia, allora, e per tanti secoli così miseranda. Egli non cedeva al pontefice le pattuite città; egli metteva a prezzo della liberazione del regale suo prigioniero la cessione di tutta la Lombardia ; pareva in somma che egli ambisse al dominio di buona parte della penisola. Ma checche ne vadano blaterando certi prezzolali ed illusi predicatori di un alto regno italico, i quali, o per grettezza di viste municipali, o per favorire vilmente gl’interessi di un principe, a scapilo di quelli della nazione, vogliono a tutto costo, che i due stati sellenlrionali d’Italia ora si fondino in un solo, è evidentissimo che la formazione di un regno italico al nord, minerebbe la causa dell’intera unità italiana, alla quale devono lutti i buoni aspirare, perchè, come ha egregiamente osservalo il Mazzini « è assai più difficile confondere in uno, dopo parecchi anni d’esislenza, tre forti siali, che non sei o selle deboli (1) ». Ollrecchè questa formazione di un forle regno d’Italia del nord, darebbe moto e pretesto alle mire d’inlervenlo straniero, senza raccogliere lulla quella somma di potenza italiana, che può bastare a sfidarlo; e, quel che è peggio, genererebbe, per la natura degli uomini e delle cose, sospetti, gelosie e de-siderii di forza equilibrala nelle rimanenti parli dell’ Italia centrale. Perciò è ben naturale che Pingrandimento di Carlo V in llalia, dovesse mellere gli alili (1) Giuseppe Mazzini, nel programma dell’Italia del l’apulo, giornale deir^ssoriuzionc Nuzionale Italiana, fondato da questo illustre apostolo dell'italiana libertà.