CAPITOLO XIII. 351 Per cui non ci fa alcuna meraviglia, davvero, il trovare così opposte ed estreme opinioni sul conto della Veneta república. Sì, facciam pure la debita considerazione dei tempi: ma non potremo a meno di conchiudere che, quand’anche esagerata fosse l’opinion popolare, e calunniose le asserzioni di certi scrittori, quella república se, per sua buona ventura ancora esistesse, non avrebbe ragione di lamentarsene gran fatto, dal momento che ha impedito a’suoi sudditi, meno quelli da essa appositamente incaricali e quindi non attendibili, di tener nota degli avvenimenti mano mano che si succedevano. Non può pretendere di essere guardato in piena luce, nè di essere ammirato sotto un buon punto di vista chi amò sempre coprirsi di tenebre ed avvolgersi nel mistero! Dal complesso delle leggi suesposte risulta all’evidenza quest’altro fatto che, cioè principale scopo del Consiglio dei Dieci e degli Inquisitori di Stato fosse quello di esercitare un’influenza tirannica ed opprimente contro i nobili ; fatto che nessuno degli storici, nemmanco fra i più devoti panegiristi, ha mai pensalo di mettere in dubbio, seppur non ne ha anche tratto argomento di lode. D’altronde, basterebbe ad affermar questo fatto l’osservare fra gli altri i decreti del 20 gennaio 1452 — del 26 novembre 1458 — i due del 1480 — quello del 28 novembre 1612 — del 14 marzo 1662 — e i due del. 1664, da noi già citati. E chiaramente il confessa anche l’illustre autore del Compendio d’istoria civile e politica di Venezia, publícalo in occasione che quella città vi teneva il IX Congresso degli Scienziati Italiani, là dove dice: « Chiaro è che questo magistrato, prima