CAPITOLO XVII. 541 miliario, col disertare e disperdersi. — Allora era troppo facile ai Veneziani lo spingere più oltre le conseguenze dei loro fortunati successi ; e l’avrebber fatto, se il re di Francia non fosse accorso un’altra volta ad arrestarli. — Nè poteva far molto l’imperatore d’Alemagna, essendo costretto a pensare, più che ad altro, ai mezzi di ottenere danaro, di cui il bisogno gli si faceva sentire ogni dì più urgente. Ebbe, quindi, di grazia, ad implorare dai Veneziani una tregua. Ma questi risposero di non poter trattare una questione di tanta importanza, senza il concorso del loro alleato. — Radunaronsi, per ciò , gli ambasciatori delle tre potenze; e, non potendo quelli di Francia mettersi d’accordo coi Germanici in una questione affatto estranea all’ Italia, a buon diritto pensarono i Veneziani come tant’ oltre non fossero spinti i loro impegni verso il re di Francia. Cosicché si risolse di conchiudere, separatamente da lui, una tregua di tre anni coll’imperatore; il che avvenne nel 20 aprile 1508. Ed il re di Francia, che aveva arrestate le armi venete, quando, in. quest’ultima guerra, riescivane vittorioso, ebbe fronte di mostrarsi indispettito ed offeso del conchiuso armistizio. Vedi che egoismo soverchiatore! — Altro che la favola del leone !