26 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI a mandar a monte ogni cosa, mentre, dall’una parte, Massimiliano aveva deliberato di non voler punto transigere; e, dall’altra, il ponlellce, non appena vi fu chi tentò di fargliene parola, bruscamente rispose che vi avrebbe rimesso il papato, e, se non bastava, anche la vita, piuttosto che cedere. Così non ebbe effetto ncm-manco la pace coi Veneziani. Bisognò, dunque, venire alla guerra. Nel frattempo Ciamonte era morto : ma nel comando dell’esercito francese gli era successo il Triulzio, capitano non meno prode e non meno ardilo di lui, il quale in breve riesci a ricuperare quasi tulio il territorio occupalo dal papa sul Ferrarese, compresa Concordia, con non lieve danno delle venete flotte. E, pazienza il tulio fosse fini lo così; ma, essendo incominciato a nascere del malcontento nelle truppe pontificie, per non essere puntualmente pagale, fu agevole al Triulzio l’incalzarle e sgominarle in modo da costringere papa Giulio a ricovrarsi precipitosamente in Bologna, d’ond'era uscito per prendere l’aggressiva; e quindi a Forlì, e poi fino a Ravenna; e le cose sarebbero, certo, finite assai male, se non fosse venuto da Francia al generale dell’armata l’ordine espresso di non violare i confini degli stali ponlificii. Eppure a Giulio II bastò ancor l’animo di mettere condizioni non accettabili all’offerlagli pace. Non ostante, il re di Francia richiamò lulle le sue milizie nel Milanese, gran parte congedandone, e riferendosi interamente, per queste sue spiacevoli vertenze, alla decisione di un certo concilio, da tenersi il primo del prossimo marzo in Roma, nella chiesa di S. Giovanni Luterano. Ma, intanto, un alto concilio si raccolse in Fisa, e di là trasferissi a Milano, dove il clero francese,