CAPITOLO V. 151 dì più stretto dai Veneziani, concepì l’ardito disegno di tagliar l'isola con un canale, onde aprirsi un varco pel quale guadagnar l’alto mare. In pari tempo, pei nuovi sussidii mandati dal Carrara, l’isola di Brondolo stava per diventare il campo di altre pugne. Lo Zeno fu scelto a comandante dell’esercito terrestre della república. Sventuratamente era desso composto da una ciurma d’avventurieri, diversi di nazione, ma tutti del pari tumultuosi e indiscreti. Un bel giorno essi si posero d’accordo a pretendere un aumento di paga che l’erario non era assolutamente in grado di soddisfare. E lo Zeno, il quale, al cominciare delle strettezze aveva ricusato di ricevere la dovutagli mercede, raddoppiò colla propria cassa la paga ai soldati, e così venne a capo di racquetare il tumulito. Lo Zeno ne approfittò tosto per spingere innanzi la guerra. Finse un giorno di ritirarsi in disordine ed a precipizio; ed i Genovési, tratti in inganno, pensarono cli’ei fosse a ciò costretto per qualche sinistro accadutogli, e si diedero ad inseguirlo. Allora il generale veneziano, colto il momento opportuno, piombò loro addosso, e ne fece tal strage, che i Genovesi ebbero a deplorare tremila morti, ed oltre seicento prigionieri. Ben presto però tristi .dissidii insursero nell'armata veneziana a guastare il frutto di tale vittoria. Incominciò la feccia dei combattenti a divenire ancor più pretensiosa, e ad esigere nuovo aumento di soldo.—Ed anche stavolta volle generosamente lo Zeno che si desse mano al suo peculio. Ma il peggio si fu quando incominciò il malumore anche tra i patrizii, i quali mal usi a sopportare le noie della guerra e del mare, erano troppo impazienti di