421 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI Tosse Io stalo del suo regno, da quel che essa pensava; indarno cercò di dare in proposilo più esplicite notizie, persuasa che, quando fosse stala meglio informala la republica, anche il Consiglio avrebbe desistito dal suo proposito. Tutto indarno, poiché il fratello le disse che il senato veneto non cambiava d’avviso giammai. A siffatte ragioni, la Cornaro impetrò almeno un po’ di tempo per prender consiglio; ma il fratello le fè osservare come fosser già lolle le guardie dal suo palazzo, e tulli i posti militari occupati dalle venele milizie. Circostanze tutte che ci richiamano al recente fallo di Ferrara. — La regina fu adunque costretta di piegare il capo ai Voleri della republica. Dopo pochi dì ella mosse da Nicosia, accompagnata da provedilori veneziani, per recarsi a Famagosla; e quel viaggio sarebbe sialo per lei un vero trionfo, quando non le avesse roso il cuore la forte ambascia dei casi sofferti. Dovunque passava, il popolo accorreva a salutarla colle più vive acclamazioni. Alle porle delle diverse citlà trovavansi il magistrato ed il clero, per farle principesco accoglimento. Come fu giunta a Famagosta, il comandante della flotta le presentò alcuni dispacci della Signoria. La povera regina rispose che figlia della republica avrebbe puntualmente obbedito ai decreti del senato. Solo si faceva lecito di raccomandare perchè mettessero ogni cura, onde render felici i suoi popoli. Fu quindi con molla solennità radunato un Consiglio , nel quale Caterina, con publico proclama, annunciò la sua rinunzia alla corona ; ed allora i magistrati recaronsi a bordo del bastimento, onde fare dinanzi all’ammiraglio, ed in nome di tulli i Ci-priolli, giuramento di fedeltà àlla republica. Quindi si