498 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI invadere i veneti domimi nella Morea, ed a spingersi persino verso le coste della Dalmazia e del Friuli. Troppo impari erano le forze della república in confronto di quelle.messe in campo dal nemico; e, per giunta, essa doveva pensare a difendersi nei tanti e troppo lontani punti in cui s’era fatto l’attacco. 01 trecche, a rendere ancor più pericolosa l’impresa, insurse una stupida gelosia di mestiere fra l’ammiraglio ed il suo luogotenente, assai più strenuo di lui. Ben vuoisi che militasse in favore dei Veneziani la prevalenza delle armi, che la progrediente civiltà, appunto in quei tempi, aveva saputo rendere più micidiali, onde meno micidiali e meno frequenti rièscissero le guerre. Ma, quand’anche non ci fosse stata altra ragione, , la manifesta indolenza dell’ammiraglio Anton Grimani, sarebbe, bastala a darla vinta ai nemici. Nessun governo, e meno di tutti il Veneto, avrebbe potulo lasciar andare impunito un tanto misfatto; onde il Grimani, sul cui capo pesava l’universale esecrazione, fu tosto arrestato, destituito da ogni onore, e relegato nell’ isola di Cherso. — Per fortuna, egli aveva un figlio, il quale, benché insignito della porpora cardinalizia, mosso dalla paterna sciagura, iìnchè egli restò nelle carceri del Consiglio dei X, ha voluto pietosamente dividere con lui le amarezze della prigione; poi, s’adoperò tanto, che, dopo un solo anno d’esilio, l’infido ammiraglio potè sicuramente rifugiarsi a Roma, in compagnia dell’ esemplare suo figlio. —- Melchior Trevisani gli successe nel comando della flotta. Una volta padroni di Lepanto, rivolsero i Turchi le terrestri e le marittime loro armi contro Modone, la quale, malgrado 1’ assennatezza ed il valore del Trevi-