CAPITOLO VI. 141 sotto il più impenetrabile anonimo, fece una grande impressione, ed il governo della república ne fu gravemente turbato ; e però diede incarico al Sarpi di esaminarlo e di confutarlo. Abbiam visto come Venezia, nell’ultima guerra, avesse chiamato a’ suoi soldi parecchie migliaia di Olandesi. Pareva che una tal circostanza dovesse rendere più difficile al Bedmar l’adempimento de’ suoi tristi disegni. Ma fu tult’altro; poiché egli pensò, anzi, di guadagnare a sé quegli alleati e di giovarsene nel caso che si fosse dovuto venire alle mani (1). — Ed a tal uopo, ricorse all’opera di un profugo francese, Nicolò di Renault: uomo di forte ingegno, cuore di bronzo , carattere indomito; povero, ma più amante della virtù che delle ricchezze, e forse ancor più della gloria che della virtù. Nè si è fatto alcuno scrupolo a pigliar parte nella congiura del Bedmar, perchè la reputava unico mezzo di sanar la república dalle tante piaghe d’aristocrazia e di despotismo onde parevagli infetta. « Questa república incancherita la è quasi un cadavere, e col suo puzzo uccide i sani. Perciò bisogna purgare queste lagune col fuoco, sicché il mondo in quel che ora facciamo non deve vedere misfatto, ma giusto castigo. Qui molti fremono e ci aspettano, languono e non osano far udire i loro gemiti ; tacendo ci invocano (2) ». (1) « Abbiamo tirato dalla nostra le truppe olandesi che sono agli stipendi della república, e che stanno ora nel Lazzaretto. » — Così fa dire il Kevere ad nuo dei congiurati nel suo Marchese di Bedmar; e tutti sanno con quanto scrupolo questo valente scrittore si tenga fedele alla verità ¡storica ne’ suoi drammatici componimenti. (2) Revere, il Marchese di Bedmar.