501 STO HI A DEL CONSIGLIO DEI DIECI dianamenle una messa per la salute di Venezia, e pongano un ceppo in chiesa per raccogliere le offerte dei fedeli. u 11 Clero nostro tanto si mostra zelante per la patria indipendenza, che io per me penserei fargli torlo ove dubitassi della pronta e sviscerata sua operosità per ottenere largo frutto di quanto propongo; e dove mai per caso impensato, e del tulio lontano dalla mia mente, qualcheduno si mostrasse non dico restìo (il che è impossibile) ma lepido, ammonitelo con queste parole : Se Venezia non era, i cavalli dei Turchi avrebbero mangiala P avena sopra l’aliare ove consumi il sacrifizio di Cristo. » Ma, per dir vero, non lulti i figli d'Ilalia rnostra-ronsi compresi dall’idea che è meglio pagare un centesimo alla madre che chiede la carila, e che benedice e ringrazia, che non cedere tulio al crudele inimico, il quale « godrebbe di strascinare il venerabile capo di lei nella polve e nel sangue ». Onde i bisogni in Venezia si fecero così stringenti, da lasciare negli animi la crudele angoscia che essa non potesse durare più a lungo, ed altra speranza non rimanesse che in una pronta guerra, per la quale l’Italia riescisse una volta a liberarsi dai barbari. Quand’ecco, nel marzo 1849, non l’Italia, ma il solo Piemonte volle ripigliare le ostilità contro (’Austriaco; e in meno di 5 giorni la causa della nostra liberià venne dalle truppe regie assai compromessa sui campi di Novara. Si lasciò il trionfo a Radetzky, e così, i reazionari ebbero dovunque il sopravenlo. Il papa ed il granduca, due principi che erano pure acclamali campioni dell’in-