390 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI ritirasse da loro la mano protettrice, e, per lai modo, divenissero i Veneziani prezzo di riconciliazione tra nemici potentissimi : ricordasse, infine, il senato clie, se le coscienze morali sono mosse dal buono, le politiche sono dall’utile, e che « l'innocenza non è mai stata scudo contro la forza ». Grave deliberazione era questa, e perciò venne ma-turatamente discussa in una consulta di lutti i Savii di Collegio. Consideravasi, da una parte, che quell’alleanza era proposta dal Direttorio, cui, cerio, importava più la pace con l’Austria che l’esistenza di Venezia, mentre non era gran tempo che aveva sollecitato il Turco a moversi contro di lei; e caldamente promossa dal Bo-naparle, cioè, per dirla col Bolla, dal rompilore delle promesse di Brescia, dal conculcatore degli siali veneziani, dall’insidiatore delia disarmata Peschiera, dal mi-naccialore della pietosa Verona, dallo spogliatore dei Monti di Pietà di Milano, di Piacenza e di Bologna; onde non potevasi avere gran fede nelle di lui parole. E dall’altra si pensava che la república, così disarmata come era, divenuta, non alleala, ma serva del Direttorio, avrebbe dovuto consentire a quanto egli volesse, aprire le porle di Venezia alle truppe francesi per la tanto desiderata spedizione di Trieste; e dar loro accesso e copia dell’arsenale, per il pretesto di volere armar navi contro l’Inghilterra. Nè dalla Francia, in ricambio, po-levasi sperare alcun sussidio di danaro, perchè fra gli alleali grossi ed i piccoli non vi può essere ricambio di sorla. Ma il peggio si era che la lega colla Francia avrebbe inevitabilmente procurato a Venezia la guerra coll’ Inghilterra e coll’ Austria , la quale era , non solo