CAPITOLO IV. 89 dominio, apertamente si diedero a far valere i diritti del duca, onde ne sarebbe nato di certo un gravissimo scandalo, se il principe d’Este non si fosse rassegnato a rinunciare spontaneo ad ogni diritto sul ducalo di Ferrara, ed a lasciare che se lo godesse il papa in santa pace. Del che ebbe a soffrirne la republica non lievi danni, perchè, sia pur detto, quel Clemente ottavo non era uomo da lasciar molla lusinga di buon vicinato. In questo periodo di lempo una grande modificazione venne dal senato introdotta nel consiglio dei Dieci, per limitarne la sterminala sua -autorità, dopo che aveva preso delle sagge misure per limitare anche il potere militare ed ecclesiastico. Noi abbiam visto il consiglio dei Dieci, colla scusa di vegliare e provvedere alla pubblica sicurezza, usurpare a poco a poco l’autorità giudiziaria ed amministrativa, arrivare persino a deporre un doge, a far condannare gli uomini più potenti e più benemeriti, a conchiuder la pace ed a far cessioni di considerevoli provincie senza nemmanco interpellarne le autorità, cui erano particolarmente affidati gli interessi politici dello Stalo. Abbiam visto come altre volte siasi tentalo di tarpare il potere di questo consiglio, ed abbiam visto pure com’esso, onde riescire più facilmente a metter mano nei varii rami della politica amministrazione , adottare il bel metodo di aggiungere ai membri primitivi del consiglio qualche altro preso dai diversi corpi dello Slato. Quindi come venne stabilito nel 1402, clic, in caso d’assenza di alcuno dei Dieci, dovessero i presidenti della guarantia criminale essere loro supplenti, poco piacendo al formidabile consiglio questa specie d’importuna controlleria, dopo una doz- ST. DEL CONS. DEI DIECI. - VOI,- 11. 13