CAPITOLO Xllì. 507 e del tradimento, le calunnie, le esagerate e false notizie delle forze proprie, le altere minacce, l’ipocrisia, l'insidia delle promesse. ÌNon riuscito a corrompere la fedeltà dei Veneziani, frustrate le arti del tradimento, adoperò l’Austriaco la calunnia, la menzogna; e nei giornali di Vienna, come in quello di Augusta, diffuse le assurde voci della resa, chiesta dagli stessi cittadini, dell’ interna anarchia, delia squallida miseria e dello spontaneo esulare delle più distinte famiglie. Poi, nel-l’annunciare il prossimo attacco, irrise alla protratta resistenza, suo vanto, egli disse * finche era un fatto meramente negativo, ma dacché si tratterà di agire, di difendersi, di resistere davvero, ciancia pomposa e nul-l’altro. E credendo di sgomentare, enumerò le proprie forze e ne raddoppiò le cifre; e come portò seco al margine delle nostre lagune, quantunque inchiodati, buon numero di cannoni abbandonatigli nelle precedenti battaglie, così annoverò fra gli assedianti quelle truppe, che destinava invece all’intervento in altri stati d’Italia, o a qualche occupazione fatta di buon accordo coi principi. Ma l’Austria non arriverà a sgomentar Venezia giammai, e molto meno, per Dio! varrà a disonorarla in faccia al mondo. I fatti parlano troppo alto a suo favore ; e là stanno rappresentanti di tutte le potenze d’Europa, i quali non vorranno mentire co’ proprii governi e co’proprii connazionali; e quale sia la condotta dei Veneti, quanto l’ordine, quanta .la pazienza, quali le aspirazioni, quanto il coraggio e l’ardore, quanto infine il santo amore di patria, diranno sinceramente, e il loro spassionalo linguaggio sarà documento per l’istoria, se pure non rimarranno più solenni e irrefragabili monumenti della lolla gloriosa. Sappia adunque l’inimico,