CAPITOLO PRIMO 3 secoli. — Italiani, Francesi, Spagnuoli, Germani, tulli, dunque, noi procediamo dalle slesse origini, dalle bellicose schiatte settentrionali, calale fra noi quando rovesciò il colosso latino, che vantava ben 1200 anni di vita. Ma l’Italia fu quella, che più duramente delle altre nazioni ebbe a provare le battiture dei barbari. 11 maggior guasto lo fecero gli Unni, i quali, avendo occupata la Pannonia, tirati dal desiderio di nuovi paesi o dalla sete dell’oro, vennero, sotto il comando di Attila, a disertarla. A costoro s’ era unita una peste di altri popoli, Gepidi, Eruli, Turingi, Ostrogoti. 11 loro primo sforzo il fecero contro Francia, che trovarono difesa da altri barbari per conto dell’ imperio: triste condizione di quei tempi, nei quali i barbari, già stipendiali dagli infiacchiti imperatori, eran gli stessi che dovean difenderla dai più freschi invasori. Attila, bestialmente sublime nella sua fierezza, adoratore della propria spada, persuaso d'aver ricevuto dal suo Dio una missione di sangue, dalla banda dell’llliria entrava in Italia, alle cui porte trovava Aquileja, città di forse centoventimila abitanti, che lo tenea due anni sotto le sue mura. A superare il saldo proponimento che gli Aquilejesi avevano di difendersi sino agli estremi, l’Unno dava il guasto a lutti i paesi vicini, ne disperdeva tutti gli abitatori, rendendo selvatica e sterile una regione, nella quale s’eran quasi rifugiate le nobili ve-stigia della grandezza romana. — Aquileja, detta a quei tempi la seconda Roma, campeggiata dal barbaro, dopo un’inaudita difesa, disperata d’ogni salute, finiva col cedere. Ma eran le mura della città, erano gli splendidi edifizii