480 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI leone di San Marco a dare aneli’esso qualche sintomo di vita novella. Si può, anzi, asserire che il primo moto della italica risurrezione sia venuto appunto da Venezia, quando quei cittadini pensarono di accogliere con sì solenne festività i fratelli Triestini, in occasione che fu gettato in mare un nuovo vascello. Lo sappiam tutti che la causa prima delle patrie sventure è l’esecranda disunione che è sempre regnata fra noi; e non sarà mai abbastanza benedetto l’esempio di quei due popoli che, ad onta della tirannica oppressione a cui sottostavano, hanno saputo darsi un pegno così solenne di solidaria fratellanza nazionale. Dopo d’allora, ogni cosa fu rivolta a ridestare in quel popolo il sentimento della libertà e della indipendenza. Già i giornali, ed in ¡specie VEuganeo, ed il Pedrocchi di Padova, s’arrischiavano e talvolta anche riescivano a far passare sotto l’inesorabile strettoio della revisione austriaca qualche frase generosa, qualche italiano concetto. In soccorso della letteratura si fece concorrere al grand’uopo il più facile ministerio delle arti: e niuno dimenticherà mai l'impressione produila sulPanimo di un numero immenso di spettatori raccolti nel teatro della Fenice da quel canto, pieno di profetica inspirazione, che, rivolto a Venezia, già madre e regina di possenti e magnanimi figli, la consolava del presente squallore, colla promessa di un prossimo ritorno all’antica grandezza (1). (1) Si allude al famoso canto del Verdi, m\\"Aitila, in cui è detto a Venezia : « Ma dall’alghe di questi marosi, Qual risurta fenice novella, Surgerai più superba e più bella, Della Ierra e dell’onde splendor ».