CAPITOLO VI. 1S1 quand’egli era preso per cagione die (questo vide ogni uomo) quando egli si sbaraltava da noi, non vogavano da una banda oltre remi venti. E fece che i suoi balestrieri tolsero il remo in mano per andarsene, cioè in quella ch’egli si sbaraltava da me, perchè più egli non poteva. Avendo io un’altra galera come vi scrivo, sul quarlier destro, potei bene chiamare alcuni ch’io non trovai chi fosse che andasse ad investire messer Bucicaldo. E per Dio vero, io stetti sulla galera alle mani più di due ore. E bene il dimostra che non sono con trenta in galera, clic lutti non fieno feriti e morii da quattordici in quindici. Ringrazio Dio, che concedette tanta grazia quanta fu che ci sbaratlammo da tanta calda, quanta io ebbi da Ire galere. Io feci grandissima difesa. E se quei fossero stati soli Genovesi, li avremmo sconfitti e rotti al primo trailo. Appresso dico, serenissimo principe, io ho manifestato appunto la cosa come è stata alla serenità vostra dei fatti medesimi. Degli altri non vi scrivo, che poco attendevo“agli altri. E Dio perdoni a chi ha avuto la colpa a non aver fatto il suo dovere, in che era questo fallo. E io glielo detto in presenza sua, che per certo a mia posta la signoria vostra farà vedere e conoscere per colpa di chi è stalo questo fatto. La cagione che mi mosse a seguire quelle galere è stata questa prima per obbedire al comandamento di vostra serenità, lo quale per adesso non replico, perchè a voi e a lutti è manifesto; la seconda per conservare l’onore e fama vostra; conciossiacosaché avendo fallo quelle galere cotanto danno e ruberia ai vostri, e con tanto orgoglio; ed essendo venute quelle in casa vostra, e non avendole inseguite e lasciate andare, saria stato poco onore alla serenità vostra, per cagione che a tutto il mondo è manifesto il /