CAPITOLO PRIMO 21 riebbe Traci e Raglisi, e cinse d’ assedio la capitale dell'isola di Negroponte. Ma inconscio, certo, dei consigli dati (in da Virgilio intorno alla fede greca, ed immemore di quel detto Carnoso: Timeo Danaos et dona ferentes, si lasciò sedurre dallo loro blande lusinghe di pace, onde giacque a Scio lungamente inerte, mentre nella sua armata infieriva così orribile pestilenza, che in breve l’ebbe quasi totalmente distrutta (1). Il Doge fu salvo; meglio però sarebbe stalo per lui a subire il desiino de’suoi militi! — Tornalo in Venezia coi miseri avanzi dell’esercito, quivi pure si diffuse il contagio, sicché il popolo, infuriatosi, il bel giorno di Pasqua lo uccise. Era questi il diciannovesimo, su cinquanta dogi, che periva di morte violenta ; ed un tale disordine esigeva efficace rimedio. Già fino dai tempi di Menegario, di Par-tecipazio e di Habanico, erano stati assegnati al doge due consiglieri, come assessori od assistenti alla reggenza , perchè ne temperassero 1’ unità del potere per modo che senza il consiglio, la jn'esenza, ed il voto loro, nulla potessero i dogi deliberare (2). Con lutto questo non era bastalo. Si pensò, quindi, di continuare, bensì, ad eleggere il doge, ma di temperare l’autorità sua per modo da renderlo, oramai, principe più di nome che di fatto. Fu allora che si deliberò di nominare ogni anno dei consiglieri, i quali lo assistessero in ogni sua deliberazione. A rappresentar la republica nel 1172, fu creato il Gran \ (1) Fu Creduto da molti cagione di si orribile calamità esser. questa, die l’imperatore avesse fatto avvelenare le fonti, donde pigliavan l’acqua i Veneziani. (2) V. il Sandi e il Dandolo. ' '