142 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI Come fu assicuralo il concorso degli stipendiali 0-landesi, pel caso di una lolla coi militi della ciltà, era pur necessario di provvedere al modo di rendere inoffensiva Tarmala di mare, la quale, essendo quasi tutta composta di Veneziani, non era a sperarsi da poter render complice della congiura. Perciò, il Bedmar si rivolse al duca d’Ossuna, viceré di Napoli e degno amico suo, il quale pose gli occhi addosso a certo Jac-ques-Pierre, corsaro normanno, che poi prese tanta parte nella temeraria impresa. Un bel giorno costui, dopo aver tenuto molte secrele conferenze col duca d’Ossuna, fuggì d’improvviso dalla Sicilia sur uno schifo, come in aria di darsi ad una fuga precipitosa; ed il viceré, da parte sua, mandò ordini pressanti perchè lo si inseguisse, e gliel si conducesse o vivo o morto. Intanto pose in arresto la moglie ed i figli, e ne confiscò i beni, come se fosse reo di un orribile delitto. Tutti rimasero attoniti per sì crudele persecuzione ; ma , com' era bene naturale , Jacques-Pierre non fu raggiunto; ed in pochi giorni egli si trovava già dinanzi al duca di Savoia, di cui s’era già in altri tempi guadagnata la simpatia , ad implorargli mercè. Al quale uopo gli raccontò com’egli fosse stato costretto a fuggire dalla Sicilia per non aver volulo prestar mano ad orribili macchinazioni che quel viceré tramava contro Venezia, e che a lui aveva svelale nella lusinga di averselo complice nella triste.impresa. Non c’è bisogno di dire che le trame rivelale da questo furbo eran lutt’al-tre che le vere. Ma il duca di Savoia, principe d’animo generoso e