CAPITOLO \vr. 451 A tanta enormità si levò un grido unanime d’indegna* zione per tutta l’Italia, spaventata da così brutale invasione straniera. Tutti gli stati italiani, ignari, per quanto afferma il Daru, della complicità della Signoria veneta, a lei si rivolsero per averne soccorso. 1 Turchi, intanto, minacciavan già di invadere Taranto e Lecce. Ma la república freddamente rispose che, a stento, dopo una lunga e disastrosa guerra coi Turchi, era riescita a stringer con essi un’onorevole pace, sancita da un trattato, al quale essa non avrebbe potuto mancare senza infamia e senza grave pericolo. Per fortuna che pensò il re di Persia a richiamar Maometto II con tutto il suo esercito, avendo minaccialo di assalirlo nei di lui proprii stati. Altrimenti chi sa come e quando l’Italia avrebbe potuto liberarsi da un tanto nemico. Anche il re di Napoli aveva ragione di essere neramente corrucciato contro una república, rea, per Io meno, di essere stata impassibile spettatrice di tanti suoi disastri, e, più ancora, d’aver chiamato in Italia un erede della casa d’Anjou. Perlocchè, è ben naturale se egli pensò d’incominciare a trarne vendetta col persuadere il duca di Ferrara, suo genero, a voler sottrarsi una volta alle dure leggi impostegli dalla república, come sarebber queste che i suoi sudditi dovesser comperare il sale a Venezia, ed i Veneziani stabiliti nel Ferrarese avessero diritto di non riconoscere altro giudice che il proprio console, anche nelle controversie cogli abitanti del paese. 11 duca di Ferrara seppe approfittare dei buoni consigli del suocero. Cominciarono adunque tra i due stali delle piccole rappresaglie, finche un giorno il console veneto si presentò al duca per protestargli che, se egli non avesse obbligato un certo prete ferrarese, de-