110 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI buttato dalla più alla torre della città, sur un terreno coperto di affilatissime spade. Non appena fu spenta nel sangue questa congiura, un’altra se ne ordì in Trieste, per insulto fatto da una galea veneziana ad un naviglio triestino. Quei di Trieste scacciarono dalla loro città quanti legni veneti vi si trovavano; fecero a brani il vessillo di San Marco, ed invocarono soccorso dai popoli circonvicini (1). Le milizie della republica dovettero quindi porre l’assedio al forte di Trieste; ma esso, per un intero anno riesci a tener fronte. Venne finalmente in loro soccorso il duca d’Austria, grazie al prode intervento del quale, per poco non furono soggiogati. Il duca d’ Austria dovette far tosto ritorno a casa sua, dopo aver pagato 750,000 ducati per castigo dell’ essersi voluto esporre ad un temerario cimento. I Triestini ancora per due buoni anni accanita-mente lottarono per la loro libertà. Ma, alla fine, mancando di viveri, dovettero subire la legge del vincitore. Per tal modo Venezia compresse due esterne rivolte; ma intanto maturavano i semi di un interno sconvolgimento. 11 signore di Padova, Francesco Carrara, sempre infenso alla republica, non essendo riescito a recarle danno con aperta pugna, meditò di turbarla con secreti attentati. Avviò scaltramente alcune pratiche in Venezia, e non gli riesci malagevole il trovar partitanti, dappoiché troppi (1) Naves venetas, in portu stanles, diripiunt ; discerpunt custodes ad vecligalia per Histriam excubantes, et pendentia e turribus reipublicae si-gna, per conlumeliam evellunt.—Ed ¡1 Sabellico ; « Nè contenti della presente vergogna, le bandiere vinitiane, poste in publico, com’ è usanza, il giorno della festa, tirate a terra, et con isconcie parole ¡squarciando, le pestarono sotto ai piedi ».